giovedì 4 luglio 2013

Grato

Grato partì una mattina senza avvertire nessuno. Andò all'aereoporto con l'idea di prendere il primo volo disponibile per qualunque posto fosse. Al quarto tentativo ebbe fortuna. Si dimenticò la destinazione subito dopo che la hostess di terra glielo aveva detto.
Si mise in coda al gate d'imbarco senza neanche curarsi di vedere i suoi futuri compagni di viaggio.
Nell'aereo si sedette nel posto a lui assegnato e si preparò al decollo. Come le altre volte sentì un misto di eccitazione e paura quando i motori diedero la spinta iniziale, e quando tutto intorno a lui si staccava da terra. Guardò dal finestrino per concentrarsi sulla magia dell'altezza, per distrarsi dalla paura.
Quando il segnale di cintura allacciata venne tolto si rilassò e attese con trepidazione che portassero qualcosa da mangiare o da bere. Dato che le hostess non davano segno di apprestarsi a servire alcunché, lasciò che il movimento tremolante dell'aereo lo cullasse fino a farlo appisolare. Fu svegliato da una ragazza che gli chiedeva se voleva il menu caldo o il menu freddo. Grande!, pensò, si mangia! A Grato piaceva molto l'idea di mangiare a un sacco di metri sopra la terra, e a differenza di quello che dicevano tutti, a lui piaceva anche il cibo. Scelse il menu caldo e per un po' se la scialò.
Dopo aver mangiato si rese conto che davanti al suo sedile c'era uno schermo e che di fianco a lui c'erano delle cuffie. Dev'essere un viaggio lungo, pensò. Ma diede alla cosa la minima importanza. Certo il pranzo in volo gli aveva dato una sferzata di entusiasmo, ma durò solo il tempo del pasto, perché era ripiombato nello stato di passività in cui era prima.
Non volle guardare cosa potesse offrire lo schermo. Si mise le cuffie e ascoltò un po' di musica a basso volume che lo trascinò di nuovo nel sonno. Lo svegliò dopo molto tempo una ragazza diversa da quella che lo aveva svegliato per il pranzo, dicendogli che doveva mettere le cinture perché stavano per atterrare.
Quando gli chiesero i documenti dopo l'atterraggio, dovettero farlo a gesti perché Grato non capiva la lingua. Era talmente immerso nel mondo tutto suo, in pensieri che si susseguivano quasi senza senso, che non si rese conto in che nazione si trovava, non si diede cura di scoprirlo almeno da come si vestiva la gente, o da che tipo di lingua parlava, lui di solito sempre attento a queste cose. Era come se avesse messo il pilota automatico.
Fuori dall'areoporto si incamminò a piedi. Era giorno e si sentiva molto stanco, ma nonostante questo voleva camminare, voleva camminare fino a perdere le forze, fino a perdere coscienza di se stesso. Camminò per ore, fino a quando non ce la fece più. Allora si lasciò cadere a terra così dove si trovava. Si svegliò per il freddo della notte. Notò un gruppo di persone sedute in cerchio intorno a sé. Di colpo realizzò perché si trovava lì, ma lo dimenticò subito. Quello che gli rimase di quel lampo era che era giusto che si trovasse lì. Come conseguenza volle un mondo di bene a quelle persone sedutesi lì intorno a lui.
Una di esse gli porse una bottiglia di plastica con un liquido verde dentro e gli fece segno di bere. Grato prese la bottiglia e bevve. Sapeva di menta e vaniglia. Guardò con più attenzione le persone che gli stavano intorno. Ognuna era vestita con uno stile diverso, chi con i pantaloni, chi con una veste lunga tutto il corpo, chi con una camicia, chi con una maglietta, chi con una gonna, chi con una salopette, chi con veli lunghi. Si soffermò sui visi. Alcuni erano molto scuri, altri un po' meno, altri ancora erano proprio chiari. Alcuni visi avevano occhi grandi, altri più piccoli, altri li avevano a mandorla. Una persona dal viso nocciola gli porse una bottiglia con un liquido rosa dentro. Grato bevve dalla bottiglia. Il sapore era buono però non sapeva dire cosa fosse. D'istinto passò la bottiglia a una persona diversa da quella che gliel'aveva porta e questa bevve e la passò al suo vicino.
Alcuni cominciarono a sussurrare qualche parola al vicino. Grato aguzzò le orecchie. Il prossimo cominciava a interessarlo più di quando era partito. Sicuramente commentavano il suo ultimo gesto.
Una donna dal viso scuro e gli occhi a mandorla dietro di lui attirò la sua attenzione con un verso delicato. Grato ruotò su se stesso per guardare la donna. Questa iniziò a fare dei gesti con le mani. Dato che lui non capiva, la donna li ripetè. Alla terza ripetizione Grato capì. La donna voleva sapere perché lui si trovava lì. Anche Grato dovette ripetere diverse volte i gesti delle mani prima che la donna capisse. Grato non se lo ricordava.
Si guardarono un po' negli occhi, poi la donna li distolse e guardò a terra. Grato smise anche lui di guardarla e guardò in alto. Il cielo nuvoloso sopra di loro stava a guardare quella strana riunione. Grato tornò a guardare le persone intorno a sé e sorrise. Gli altri lo guardarono con sospetto... non sa perché è qui, cos'ha da sorridere, si chiedevano... e si guardavano fra loro meravigliati. Poi un ragazzo dalla pelle chiara, con dei pantaloni e una camicia, sorrise guardando Grato. Un uomo dalla pelle nerissima vide il ragazzo che sorrideva, e sorrise anche lui, poi piano piano cominciò a ridere sommessamente. Il sospetto degli altri cambiò in curiosità. Alcuni guardarono negli occhi l'uomo dalla pelle nerissima e cominciarono anche loro a sorridere, e poi a ridere, finché tutte le persone raccolto intorno a Grato, e Grato stesso, esplosero in una fragorosa risata che spazzò via le nuvole.

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