venerdì 28 giugno 2013
A Smartphone saved my life
Aveva appena acquistato un nuovo smartphone, e ne andava fiero. Ad ogni piccola occasione non mancava di consultarlo per qualsiasi cosa. Usciva con gli amici e metà del tempo stava chino sulla fonte del suo godimento, e alcuni di loro neanche se ne accorgevano perché facevano la stessa cosa. In bagno non leggeva più il giornale ormai scaduto come faceva sempre, ma si collegava alla rete e leggeva le notizie appena sfornate. Aveva anche cominciato a scambiarsi messaggi tramite whatsapp con gente di altri continenti, giusto per il piacere di usare il telefono. Se gli chiedevano se gli andava di andare al cinema diceva, un attimo che controllo gli orari sul mio nuovo dispositivo. Aveva anche assunto il linguaggio tecnico. Certo c'erano dei piccoli svantaggi rispetto al suo vecchio telefono... per trovare un numero da chiamare ci voleva più tempo... ne aveva sì preso uno più tecnologico, ma era anche uno dei più scrausi. Gli partivano chiamate a persone che non aveva nessuna voglila di sentire, neanche per sbaglio. Quando si trovava in un posto dove la connessione era molto lenta passava mezz'ore intere a fissare lo smartphone pensando, adesso si carica la pagina, adesso si carica. E poi gli erano apparsi tra i contatti tutti gli indirizzi email che aveva nella posta elettronica, allora una sera decise di scrivere una email a ognuno, ma alla terza si dovette fermare perché gli facevano male gli occhi, dato che lo schermo era piccolo. Ma era felice... si era messo al passo coi tempi... tutti ormai ce l'avevano e adesso ce l'aveva anche lui! L'umanità aveva fatto un passo avanti e chi era lui per tirarsi indietro? Aveva dovuto comprare il nuovo aggeggio almeno per gratificare chi con tanti sforzi aveva creato uno schermo che agisce se lo tocchi. Che lo sapessero tutti! Lui aveva fatto il suo sforzo per contribuire all'evoluzione umana!
martedì 25 giugno 2013
Il Giorno Dopo
Si svegliò sulla sponda di un lago, quando i primi bagnanti iniziavano la giornata di sole. Appena aprì gli occhi notò lo sguardo schifato della gente vicino a lui. Si alzò in piedi e notò che aveva i jeans con un grosso squarcio per gamba, e la camicia tutta sbrindellata. Le scarpe coprivano la parte superiore dei piedi ma avevano perso la suola... se ne liberò e si avviò in direzione opposta del lago. Sulla strada passavano ancora poche macchine e l'asfalto non era ancora troppo caldo. Entrò in un bar e mentre entrava mise una mano nella tasca dove teneva i soldi ma non ce li trovò... fece dietro-front davanti agli occhi allibiti del barista e di una signora che stava al bancone. Uscito dal bar iniziò a camminare senza meta, lungo la strada, le poche macchine che quasi lo strusciavano. Gli venne incontro un cane che abbaiava contro di lui. L'uomo non ci fece caso e continuò a camminare. Il cane pur di continuare ad abbaiargli contro sfidava le macchine e ora lo seguiva. Giachi iniziò a mettere a fuoco i ricordi del giorno prima, allora tornò indietro verso la spiaggia dove si era svegliato. Il cane smise di abbaiare ma continuò a seguirlo. Giunto alla spiaggia Giachi notò che nel posto in cui aveva dormito adesso c'era un asciugamano steso. Salì sull'asciugamano e cercò di ricordare meglio. Un albero, una barchetta, una lattina vuota. Scese dall'asciugamano mentre la padrona di questo gli stava gridando dall'acqua. andò verso la lattina vuota e la raccolse. Dentro c'era un foglio di carta mezzo bagnato, si leggeva solo '...mancato tanto...'. Lo mise in tasca e andò verso la barchetta, col cane ancora dietro. Dentro c'era una donna che dormiva avvolta in una coperta. Aveva capelli rossi lunghi e mossi. La svegliò. La donna lo guardò e disse 'Alla fine ci sei riuscito'. Giachi non rispose, ma continuò a guardarla negli occhi. Poi disse 'In realtà io non volevo...'. 'Non mentire... tu sapevi che sarei venuta...'. Giachi estrasse di tasca il foglio trovato nella lattina e glielo porse. 'L'hai scritto tu questo?'. 'Sì, ma cosa importa ormai'. Giachi guardò verso il lago e non riuscì a trattenere una goccia che gli scese da una palpebra. 'Dobbiamo dimenticare quello che è successo ieri', disse Giachi. 'Hai ragione', disse Giada, 'è meglio che ognuno riprenda la sua strada'. 'Non intendevo questo... possiamo anche continuare per la stessa strada, ma non più come prima'. Giada lo guardò per un attimo, con uno sguardo incredulo, e un po' contrariata. Poi si volse dall'altra parte e si ritirò la coperta sulle spalle. Giachi si sedette sulla sabbia vicino alla barca. 'Quello che decidi tu per me va bene', disse Giada da dentro la barca. A giachi scappò una risata. Poi accarezzò il cane che iniziò a leccargli l'altra mano.
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